IL CONVENTO
A volte la vita sa sorprenderti e regalarti attimi di entusiasmente mistero proprio quando meno te lo aspetti.
A noi è capitato un giorno imprecisato di un inverno di qualche anno fa.Camminavamo nei pressi della chiesa di San Cristoforo al Naviglio,all’incrocio tra Via Pestalozzi e Via Ludovico il Moro.
Dopo un primo sopralluogo all’interno della chiesa stavamo cercando informazioni e leggende di quartiere,parlando con gli anziani del posto,nati e cresciuti in quelle vie, unici veri detentori di quelle storie mai dette o appena sussurate che non trovi nemmeno nei migliori libri di storia locale.
Ci dirigemmo al civico 9 di Via Pestalozzi per cercare di vedere ciò che rimaneva di un’antico convento di monache,col tempo declassato a cascina,poi a lavanderia e oggi riutilizzato a scopo abitativo.
Dall’esterno la Cascina Palazzo (cosi è nota agli abitanti della zona) ha ormai totalmente perso tutta la sua antichità e sono scomparsi totalmente i robusti contrafforti che fanno pensare che questa antica residenza convettuale sorvegliasse,in origine,l’accesso all’antico borgo di San Cristoforo.
All’interno la situazione è quella di un complesso abitativo misero e scialbo che conserva solo nel portichetto loggiato attribuile al quattrocento lombardo la sua storia gloriosa.A pian terreno sono presenti pedestri colonne in serizzo arricchite da capitelli a palmette,mentre al primo piano corre un colonnato più minuto in arenaria con capitelli arricchiti da scudi araldici.Sul parapetto si nota un affresco piuttosto malconcio raffigurante una serie di mostri marini al galoppo,uno è cavalcato da una formosa ninfa marina.
Giunti in prossimità di un cortile ove lavorava un’anziano corniciaio che aveva aperto li bottega ci decidemmo ad entrare per chiedere qualche informazione in più,con la speranza di ottenere qualche particolare sulla storia di quei luoghi.
Era costui un tipo tranquillo, ma geniale a suo modo. Sotto gli occhi e fra le mani gli erano passate migliaia di tele. Fossero croste o capolavori, il suo lavoro era stato sempre a regola d’arte; la referenza professionale di cui andava più fiero. Inoltre lo si poteva considerare la memoria storica del borgo, perché ne sapeva tutto, e lo raccontava volentieri.
Mentre parlava ci portò in un locale pieno di cornici accatastate una sull’altra,tanto da sembrare legna da ardere senza nessun valore e ci mostrò un gran camino dismesso, dipinto con simboli marinari, che ci dicesse celava un mistero; forse proprio da lì le suore del convento scomparso potevano raggiungere nottetempo la chiesa di San Cristoforo attraverso un passaggio segreto sotto il naviglio, senza uscire dal convento-Palazzo.
LA CHIESA
La chiesa dedicata a San Cristoforo rimane uno dei monumenti più importanti della storia milanese,luogo di numerosi fatti storici è purtroppo totalmente tagliata fuori da ogni giro turistico e culturale della città.
Sorta sui resti di un tempio pagano posto sulla strada antica che portava da Milano alla Lomellina e precisamente a Vigevano era quindi inserita in un’importantissimo crocievia aquatico dell’epoca.
Secondo la tradizione e alcuni spunti storici la chiesa è stata eretta sulle fondamenta di un tempio pagano e l’intestazione a San Cristoforo può essere letta come una sostituzione cristiana del mito pagano di Ercole.
Infatti in greco il nome Cristoforo significa “portatore di Cristo” e la leggenda vuole che Cristoforo( il cui nome prima della conversione era Reprobus) fosse un uomo alto e dalla forza smisurata che abitava sulle rive di un fiume e che aiutava i viandati ad attraverso il fiume traghettandoli da una sponda all’altra.Una notte gli si presentò un bambino che gli chiese se potesse aiutarlo ad attraverso il fiume portandolo sulle spalle.Senza esitazioni prese il bimbo sulle spalle e cominiciò ad attraversare il fiume quando si rese conto che nonostante il bimbo fosse esile e piccolo era troppo pesante anche per la sua forza.Meravigliato Cristoforo si rivolse al bambino chiedendogli chi fosse e questo gli rispose che era Gesù e gli profetizzò il suo martirio.Va anche ricordato che San Cristoforo è uno dei quattordici Santi detti “ausiliatori” (“che recano aiuto”), particolarmente invocati in occasione di gravi calamità naturali o per la protezione da disgrazie o pericoli specifici e anche la regina Margherita nel 1398 ne sostenne l’invocazione durante la peste.
La chiesa si presenta oggi come una chiesa unica a doppia navata ma in realtà è composta da due piccole chiese affiancate e che in tempi non molto lontani erano separate all’interno da un muro o da una cancellata.
La chiesa più antica,quella di sinistra,è d’ossatura romanica testimoniata alla fine del XIII secolo nel Liber Notitiae, ma è forse ancora più antica.
Costituita da una semplice autla rettangolare con mattoni a vista termina in un abside semicircolare con il frammentario fregio ad archetti pensili intrecciati (‘aggiunta tardoduecentesca) ed è coperta da un soffitto a travi lignee che coprono la più antica copertura a capriate.
Nel 1363 fu annesso alla chiesa un’ospedale per il ricovero dei pellegrini e in quel contesto verreno fatte alcune modfiche e migliore alla chiesa tra cui spicca ancora oggi un’elengatissimo portale in terracotta inserito inun arco a sesto acuto appena accennato e sovrastato da un rosone a raggiera intrecciata pure in cotto lombardo.
La seconda chiesa venne affiancata a quella più antica su volere di Gian Galezzao Visconti che volle erigere la chiesa a titolo di cappella ducale come voto per la cessazione della peste che a quel tempo mieteva a Milano migliaia di vittime.
L’edifico certamente concluso nel 1404 come testimonia la lapide inserita nella facciata.
Sempre ad aula unica con divisione in due campate quadrangolari e un piccolo coro con copertura a crociera con costoloni la seconda chiesa presenta verso sud una facciata a capanna con un netto verticalismo,stretta tra due ali di contrafforti è ornata da un piccolo portale e da due monofore archiacute.
Presenta pareti in cotto scandite da lesene sia internamente che esternamente e nel suo complesso strutturale richiama alla mente il modello di Sa. Gottardo in corte a Milano.
Nel suo insieme l’intero complesso è visto come il prototipo della “chiesa doppia” di cui esistono vari esempio a Milano (Santa Maria Incoronata su tutti).
Un terzo edifico più recente,costruito nella prima metà dei seicento,è costituito da un’ossario ottagonale.
vogliamo sottolineare un fatto apparentametne secondario ma che a secondo noi notevole importanza nella nostra ricerca nella chiesa.
Oltre ad essere a pochi metri dal naviglio grande corre alle spalle della chiesa il fiume Olona che in passato creò numerosi problemi tanto che lo stesso Leonardo lavorò ad un assetto ingegnieristico dei corsi d’acqua.
Nei periodi di forti piogge le acque straripavano e allagavano sempre la chiesa tanto che intorno al 1500 fu deciso di alzare la pavimentazione di ben 80 cm.
Che la tomba,mai trovata,di Matteo Visconti,sepolto fuori le mura di Milano perchè scomunicato,si trovino ancora la sotto come alcune testimonianze storiche raccontano?
Secondo le voci degli anziani che frequentano la chiesa da decenni e raccolgono a loro volta i racconti dei loro nonni un’accesso al tunnel cne corre verso il convento di Via Pestalozzi era posto in passato nel giardino piccolo che si trova sul retro della chiesa e che in passato era zona cimiteriale,si sussurra fosse celata sotto una falsa lapide.La nostra opinione è invece un’altra ma preferiamo non renderla nota finchè non avremo prove tangibili atte a dimostrare il nostro pensiero.
IL PALAZZO
Ripassati sulla sponda destra del naviglio,dopo aver superato l’antica stazione delle lavandie oggi rifatta in cemento e non più utilizzata giungiamo,girando a sinistra,in via Morimondo.Ci soffermiamo con interesse sul civico numero 9,è questo ciò che rimane della Villa San Cristoforo nota anche come Villa Pesci.Il portale di ingresso risulta murato e cosi è scomparso il muro di cinta che proteggeva l’edifico.
Attraversato lo sconcio cortile di una cascina oggi scomparsa si accede all’antica corte di onore di una casa padronale tardo quattrocentesca oggi frazionata in appartamenti.
Qui una sobria loggia a due archi sormonta ,caso assai inconsueto nell’ architettura lombarda del tempo,l’androne con volta a velette ed eleganti stucchi ,che vi disegnano un ampio scudo araldico con tre pesci ,stemma per ora non decifrato ,degli antichi proprietari.Sul lato opposto della corte accanto alla cappella oggi ridota ad abitazione un sonstuoso portale tardo secientesco,oggi mnurato,dava adito ad un viale diretto al naviglio.
Vivaci affrechi conferiscono poi garbata eleganza all’intero fabbricato,oggi soffacota dalla morsa di cemento ,e di cui acuni dentelli di cotto su un fianco sembrano confermare la datazione quattrocentesca.
LE NOSTRE CONCLUSIONI.
Nella villa San Cristoforo abbiamo notato,anche se appena accennati,alcuni fregi a chiaro a soggetto fluviale che richiamano indiscutibilmente alle decorazioni con analoghi soggetti visti nell’ex convento di Via Pestalozzi.Questo ci ha fatto pensare ad un unico possibile proprietario.Da alcuni documenti pare infatti che il signore che fece erigere la villa fosse zio della Badessa del convento.
Il tunnel segreto era quindi,a nostro parere,utilizzato come collegamento segreto tra la chiesa di San Cristoforo,il convento delle monache e una deviazione verso ovest girava verso le cantine o verso la cappella privata del palazzo.
Cosa dire poi del possibile proseguimento verso altri importanti edifici storici della zona?
E del fantasma che pare infesti ancora oggi i resti del chiostro del convento scomparso?
Molti testimoni dichiarano di aver visto una monaca che all’alba passeggia con il suo vestito bianco e il suo enorme cappellone e si affaccia al davanzale delle finestre del primo piano…..
Federico P.